Legno di cedro giapponese bruciato
Lo Shou Sugi Ban, come abbiamo trattato nell’approfondimento QUI, è una distorsione verbale che comunque viene utilizzata in occidente per definire lo Yakisugi, ovvero il legno di cedro giapponese bruciato.
Antica tecnica giapponese La tecnica originale è particolarmente affascinante: tre tavole di legno legate tra loro formano un prisma con base triangolare; all’apice inferiore vengono posizionati trucioli e carta che trasformano il prisma nel camino di un braciere/focolare.
Questa tecnica, per essere riproposta ai tempi moderni, è stata attualizzata con l’ausilio di forni realizzati appositamente.
In Europa vengono utilizzate prevalentemente essenze diverse dal cedro, ma il risultato ottenuto è spesso molto simile al prodotto originale.
Queste essenze sono, per caratteristiche, molto simili al cedro giapponese Cryptomeria japonica appartenendo anch’esse alla famiglia delle conifere (portatrici di coni); tra le essenze che meglio si prestano per essere utilizzate nella produzione dei nostri Yakita troviamo gli Abeti, i Larici e i Pini.
Ma torniamo all’ oggetto del nostro approfondimento, come si possono esaltare le venature di queste tipologie di legno nell’ambito della tecnica Yakisugi?
Le conifere hanno una durezza differenziata tra la crescita primaverile ed autunnale, ed è questa alternanza tra crescita primaverile ed autunnale che porta in evidenza i famosi anelli; ogni anello rappresenta il passaggio di un anno.
Durante la Primavera la pianta vegeta più velocemente mentre in Autunno cresce molto più lenta rallentando la sua attività vegetativa; per questo motivo la crescita primaverile, essendo più veloce, risulta essere più morbida e pronunciata, mentre quella autunnale, essendo più lenta e avendo uno spessore inferiore, è più dura.
Nel momento in cui ogni tavola viene lavorata in segheria, riporta sulla sua superficie le vene composte dagli anelli le quali, sul piano della tavola, vengono osservate come righe oppure “fiamme” oppure ancora righe irregolari.
Nel processo di carbonizzazione tutta la superficie delle tavole (in giapponese tavola= “ita”) viene uniformemente bruciata lasciando uno strato di legno caratterizzato da evidenti scaglie che ricordano il carbone.
Questa è la versione più tradizionale dello Yakisugi, conosciuta anche come “pelle di coccodrillo” dove la superficie viene infine trattata con oli in modo da stabilizzarla ed isolarla leggermente.
Le altre versioni del prodotto prevedono a volte una carbonizzazione differenziata, a volte la spazzolatura della superficie “grezza” per asportare lo strato più friabile e lasciare così lo strato carbonizzato sottostante.
Durante questa operazione la parte più morbida ( paragrafi precedenti) viene asportata con più facilità mentre quella più dura, resistendo maggiormente all’azione della spazzola porta in evidenza le venature (parti più dure) del legno.